In questo periodo così caotico, in cui a cambiare non sono solo le stagioni o il Governo, fanno
capolino l’indecisione e la “preoccupazione” per il Festival della musica italiana più amato: Il
Festival di Sanremo.
Il Festival, che non è altro che il grande appuntamento annuale della televisione italiana, si
scontra, per la prima volta, contro l’incubo Covid e l’indecisione del direttore artistico di portare
avanti la battaglia e presentarlo con intelligenza e soprattutto, sicurezza.
Amadeus, protagonista della vicenda, lo immaginiamo correre a destra e sinistra per cercare di
capire se il Festival si farà, non si farà, se verrà posticipato o se la vittoria debba essere data “ad
honorem” ad Orietta Berti.
Insomma, un “mappazzone” di quelli inauditi e che ancora ci fa fermare a braccia conserte, di
fronte ad una televisione spenta e con una radio che non vede l’ora di passare le nuove canzoni
Sanremesi.
Ma chi è nostalgico tanto quanto me, il Festival di Sanremo lo aspetta con ansia, perché è inutile
pensare a quanto si intaschino i presentatori o gli ospiti, perché alla fine, lo vedremo ed in segreto,
anche se non vogliamo ammetterlo, tiferemo per qualche cantante, famoso o meno che sia.
In questa ulteriore “maledetta primavera”, con un atteggiamento da “Occidentalis Karma”,
riusciremo a spegnere la “luce” e finalmente vedremo la “terra promessa” di Sanremo. Scegliete il
vostro “trottolino amoroso” e “senza pietà”, buttatevi in questo Festival, che elimina la vostra
“solitudine”.
Eh si, perché bisogna essere fiduciosi e dovremmo metterci in ascolto non solo delle nuove
canzoni, ma soprattutto della tradizione italiana.
Febbraio e marzo di ogni hanno, sono mesi in cui la nostra attenzione e quella della maggior parte
delle trasmissioni, per via di un canone obbligatorio, è focalizzata su Rai1 e vediamo su questo
palco inaudite esibizioni (nel vero senso della parola).
In questi anni abbiamo visto presentatori calarsi dall’alto con delle ali d’angelo, abbiamo visto
scivolare presentatrici dalle scale, metodi di votazione che hanno portato alla rabbia di Ultimo e
all’inizio della sua trasformazione in Gianna Nannini, finanche a uomini salvati da Pippo Baudo e
ad un Bugo che lascia il suo compagno di avventura sul palco.
Le emozioni non mancano, ma anche quelle più serie non sono da sottovalutare:
Il meraviglioso pezzo di Pierfrancesco Favino sulle vite perse sui maledetti barconi, Victoria Cabello
che si fa massaggiare i piedi da John Travolta, le imitazioni meravigliose di Fiorello e chi più ne ha,
più ne metta.
Il Festival di Sanremo è tradizione e contraddizione, tra votazioni che sembrano falsate e cantanti
di cui non sentiremo mai più il nome.
Ecco cos’è Sanremo, una città fatta non solo di fiori, ma un’occasione, che come singoli o famiglia,
dobbiamo vivere per godere di un tempo di qualità insieme. Non importa se a partire sarà Gigi
D’Alessio con “miele”, perché saremo lì a cantare e ricantare ogni singola parola.
Il desiderio di questo appuntamento però, sappiamo essersi molto affievolito negli ultimi 20 anni,
eppure si dovrebbe trovare la forza di passare quelle 5 ore insieme e godersi una serata diversa,
tra litigi, tifi differenti, figuracce degli ospiti e uno share che sarà alto non tanto per il come viene
presentato, ma “perché Sanremo è Sanremo”.
Mentre qualcuno cerca di risvegliare Amadeus con una bella “scooooossa”, c’è bisogno che
sosteniamo anche noi, da spettatori, la causa del Festival, perché pur essendo in un periodo
difficile, politicamente e socialmente, un momento leggero ce lo meritiamo.
Per i non amanti del calcio, della politica e del trash, il Festival può essere la giusta combinazione
di soli 5 giorni, in cui competizione e arte, si affacciano sulla nostra realtà.
Dal 2 al 6 marzo 2021, perciò, non prenderei impegni, perché un momento così, in un anno del
genere, con queste modalità, è imperdibile ed ineguagliabile (si spera).
Continuiamo a cantare… e come ci ricorda Orietta che torna a Sanremo quest’anno…
“finchè la barca va, lasciala andare”.