LA ZONA ROSSA DELL’ECONOMIA
Un cambiamento dal nome “2021”
Il nuovo DPCM di Giuseppe Conte, letto e condiviso con tutti noi nell’ultimo mese del 2020, ha
portato nuovamente confusione nella mente degli Italiani. È ormai dal 4 maggio 2020 che, infatti,
la popolazione dello Stivale si trova a fare i conti con avvenimenti in cui paura per la propria salute
e timore di perdere ciò che si ha e si possiede, fanno capolino con forza e sgomento. Per non
parlare, poi, di una forte e continua confusione, dovuta all’indicazione di zone dal differente colore
e dalle regole che non restano, per poi così troppo tempo, le stesse.
Queste ultime settimane, dopo il collegamento con il Presidente del Consiglio, infatti, le feste sono
state costellate di colori differenti (non natalizi) e zone di grande ombra.
Ciò che non si riesce ben ad individuare è il perché la scelta dello Stato di mantenere una stretta
così poco forte, o da definire quale altalenante, dopo un anno costellato di numeri in aumento e
decessi. A pagarne le conseguenze, nei mille ambiti intaccati pericolosamente, troviamo anche il
commercio; se da una parte i proprietari di catene commerciali riescono ad andare avanti
sfruttando al meglio i periodi in cui l’attività può restare aperta, i privati a stento riescono a
mantenere alzata la saracinesca e da un punto di vista economico e psicologico, a pagarne le
conseguenze, sono sempre gli italiani.
Non ci si può soffermare a valutare l’operato del governo, ma il panorama italiano, ad oggi, mostra
una sfiducia nei riguardi delle mille lacune delle scelte governative. È indubbio, però, che una
pandemia mondiale non sia argomento di trattazione quotidiana se non quando si vive una
situazione di questo calibro. Ma delle considerazioni, pur essendo ovvie, sono dovute.
Il debito pubblico italiano, nettamente superiore a quello di alcuni paesi europei, come ad
esempio la Germania, ha mostrato una impossibilità di chiusura totale in queste feste, poiché
l’economia ne avrebbe pagato le conseguenze in maniera eccessiva e più forte che a marzo 2020.
Il principio di sussidiarietà che l’Italia avrebbe potuto sfruttare al meglio, però, ha riscontrato
alcuni intoppi negli ingranaggi e non ha favorito, nella maniera più adeguata, la distribuzione degli
aiuti su tutto il territorio. È di semplice rilevazione il fatto che alcune categorie come ad esempio le
partite Iva, siano state maggiormente colpite da questa seconda ondata e dall’ordine mancato, ma
ogni cittadino italiano, ha rilevato, chi più chi meno, una perdita concreta, nel portafoglio e nella
vita di ogni giorno.
Ma se da un lato la popolazione ha timore e cerca di seguire le regole, tra una mascherina
abbassata e l’altra, un disinfettante alla porta di ogni attività ed il termometro che misura la
temperatura in maniera alquanto relativa, continua a far girare, seppur molto/troppo lentamente,
l’economia. In queste vacanze di Natale, diverse da quelle che abbiamo sempre conosciuto, le
persone si sono ugualmente buttate in strada, anche se i numeri sono stati nettamente inferiori
agli anni passati. A pagarne le conseguenze sono nuovamente i negozi ed i negozianti, i quali tra
sforzi disumani e quegli aiuti mai arrivati dallo Stato, hanno cercato di assalire e vincere questa
crisi, facendo riferimento alle purtroppo ultime risorse economiche rimaste nelle loro casse.
Ma siamo in un nuovo anno, un 2021 che passa alla storia per essere quello del cambiamento, al
95% se si parla di vaccino, ma al 100% se si parla di voglia di ricominciare. Il governo,
nell’attuazione di un piano di ricrescita e dopo le parole del Presidente della Repubblica nella sera
del 31 dicembre, è chiamato a ritrovare quella voglia e quello sforzo utili per una rinascita, che
l’Italia, come Paese e nazione amata in tutto il mondo, ha sempre affrontato a testa alta dopo un
momento di crisi.
Certo, siamo tutti ormai giudici dell’operato dei potenti politici italiani, ma siamo i primi a non
rispettare, nella totalità, le regole per noi create e pretendiamo che il “tutto e subito” sia l’unica
legge da seguire in questa grande confusione di DPCM ed ordinanze. In questo 2021, siamo
chiamati ad essere responsabili, proprio come ha sottolineato il Presidente Mattarella, rendendoci
conto che le inattese conseguenze di questo virus, ad oggi, possono dipendere prima ancora da
noi, che dalle regole “costruite” ad hoc per la popolazione italiana.
Torneremo tra le strade a camminare, vivere e far girare l’economia, guardandoci con maggior
attenzione negli occhi, ma solo dopo aver fatto fronte alle nostre responsabilità e al nostro innato
dovere di cittadini.
Luigi Sprovieri